La fatica del vino nuovo in otri vecchi, quando la novità potrebbe rompere i vecchi otri
Questo è il primo anno che c’e la parrocchia e mi sembrava opportuno porre le basi per una festa diversa della Virgen de la Merced a cui è dedicata la parrocchia e il pueblo in cui è posta la parrocchia . Ma le fatiche e le resistenze alla novità sono grandi. Anzi probabilmente non si vuole modificare nulla…… ho iniziato a fine giugno, inizio luglio a chiedere come si organizzava la festa e a chiedere chi si impegnava fare questa festa dicendo che ora era anche festa della parrocchia. Ma nessuna delle persone che si sarebbero impegnate per questa festa si è fatta viva.
In due mesi i pochi che vengono in parrocchia hanno detto che avrebbero avvisato le persone che si erano
compromesse … risultato fu che non si è visto nessuno.
Un giorno ritornando da Sayán mi dicono: “Stanno facendo scendere la croce dal monte per la festa della Merced”.
Decido di andare anche se l’orgoglio mi diceva di non andare perché non mi avevano avvisato.. Vedo cosí chi si è impegnato per la festa (è interessante, che quando una commissione si forma per una festa questa commissione decide tutto e gli altri non possono dire nulla… sembra essere una gara tra famiglie per chi fa la festa piú grande. Peró gli elementi delle festa piú importanti, sono pranzo, banda musicale, birra a fiumi (da cui viene un lauto guadagno ) e cose piú o meno esteriori.. Mi chiedono di fare una orazione e durante la orazione chiedo di confrontarsi con la parrocchia perché é anche festa della parrocchia ed è importante e vorrei che fosse un poco diversa da tutte le altre feste dove la Messa è una occasione per fare un gesto religioso, ma dove tutti accorrono solo per il ballo e per la birra. Ci diamo cosí appuntamento per il consiglio pastorale parrocchiale dove non arrivano.
Sembra proprio che la novità del evangelo che porterebbe alla conversione di una modalità di fare festa che culmina in una ubriacatura generale, che unisce forme di solidarietà e di festa congiunte con spreco e manifestazione di un potere acquisito, che dimentica i principi della giustizia sociale e lavorativa in nome di una sorte di rivincita della festositá e della fastositá nel giorno della festa, sembra proprio che non ci sia spazio per questa novità che se entrasse romperebbe alcuni otri vecchi dove il potere, il maschilismo, e altre devianze si sono ben radicate… E conti finiti, dopo la festa penso di aver incassato una ulteriore sconfitta contro perché qualcuno ha letto questa mia voglia di “fare meglio”, come una voglia di “fare contro”, perché non hanno inteso il senso di alcune critiche…. Aveva ragioni Rupnik quando mi disse che per alcuni anni è meglio ascoltare e non parlare in missione. Ma non mi abbatto, ricominciamo.
Vi chiedo in questo mese una preghiera perché noi missionari in terra straniera, possiamo servire bene il vangelo senza tradirlo e per tutti coloro che sentono l’urgenza missionaria che nasce dalla bellezza del Vangelo, siano testimoni sereni di questa novitá.
Fine della lettera di don Giambattista Inzoli per il mese missionario.