Intervista a don Ernesto Bozzini di ritorno dall’Uruguay

QUALI SONO SONO STATE LE PRIME IMPRESSIONI DEL TUO RECENTE VIAGGIO IN URUGUAY?

Nel 2002 sono rientrato in diocesi di Novara dopo aver vissuto due esperienze di presenza in Uruguay: una di 10 anni alla periferia di Montevideo, l’altra di 6 anni alla frontiera tra Uruguay e Brasile in Chuy. Questa è la terza volta che ritorno visitando e con uno spazio di tempo abbastanza considerevole di un mese e mezzo.
Al primo impatto, che è quello della vista, guardando le case, gli edifici, le macchine appare un Uruguay che cammina a due velocità: chi sta bene e chi sta male, costruzioni nuove e abbellite, costruzioni nel centro e in quartieri benestanti deteriorate.
Si notano macchine nuove, ma continua la presenza di “carritos” trainati da cavallo con persone che raccolgono rifiuti urbani per classificarli e venderli. Camminando per le strade, ormai sopraggiunta la notte, ho visto dei mucchi di cartone muoversi e sotto delle persone cercando un po’ di calore. Se questa è una prima impressione esteriore, soffermandomi a cogliere in profonditá la vita delle persone ho notato in loro una ricchezza di iniziative che infondono speranza.
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Testimonianza dal Camerun

Djamboutou, 27.8.2008

Ciao!

Vi penso tutti impegnati nella grande sfida della ripresa dell’anno dopo le meritate vacanze e vi incoraggio ad affrontarla con serenità e coraggio, come ho cercato di fare anche io al mio rientro a Djamboutou. Devo dire che nella prima settimana ho fatto un po’ di fatica a “rimettermi in sesto” dopo i due mesi molto belli passati in Italia: avevo probabilmente dimenticato che ogni ripresa è sempre un po’ dura e non nascondo che si è fatta sentire anche un po’ di nostalgia, dopo l’”immersione italiana” in relazioni intense.

Fortunatamente le attività dell’estate djamboutina e, attraverso queste, l’incontro con i ragazzi, i giovani e la gente, hanno ben presto ristabilito le giuste prospettive e rinnovato la grinta:

– a partire dal Camp de l’Amitié 2008 in città, con circa 500 ragazzi iscritti, che ha rallegrato il quartiere tre pomeriggi alla settimana per 4 settimane. Ogni anno stiamo cercando, insieme agli animatori (erano una quarantina) e a tre seminaristi, di apportare qualche novità e miglioramento (quest’anno in particolare nelle “attività manuali e fisiche”: in queste attività ci ha dato una mano anche Alessia – una volontaria del Servizio Civile Internazionale legata al C.O.E. di Barzio – che tra qualche giorno rimpiangeremo perché al termine del suo mandato). Durante lo svolgimento del Camp de l’amitié c’è stato anche qualche mio momento di tensione con alcuni tra gli animatori più “anziani”: chi mi conosce e ha lavorato con me, sa che reagisco così quando mi trovo davanti a poca trasparenza o a troppo orgoglio. E’ costato un po’ a tutti il chiarimento che ho chiesto, ma ora sembra che le cose vadano meglio;

– sempre durante il Camp de l’Amitié ho organizzato e tenuto, con la collaborazione di Rachel, Odette, Odile e Guillaume (4 giovani animatori della città), la 3 giorni di formazione per gli animatori dei ragazzi (Cop’Monde) dei villaggi: 31 giovani che dai loro rispettivi villaggi sono arrivati in città e sono stati alloggiati nei dormitori e negli spazi parrocchiali. Con loro abbiamo vissuto insieme tre giorni fruttuosi (o così almeno si spera);

– anche l’Wuro Seyo 2008 (l’oratorio feriale a Nakong, uno dei miei villaggi), ha riscosso il solito successo di presenze, circa 250 ragazzi, e ha visto ancora una volta il pregevole lavoro educativo di 15 animatori del villaggio che l’hanno portato avanti praticamente da soli (li ho solo preparati con due pomeriggi di formazione – in cui abbiamo pensato insieme anche il programma – e poi li andavo a trovare nei pomeriggi che avevo liberi): proprio bravi e in gamba, non ho mancato di dirglielo a più riprese;

– anche i gruppi dei chierichetti di Djamboutou e dei settori Nakong / Banlieu Nord e Sud della parrocchia, hanno avuto la possibilità di avere i loro rispettivi ritiri spirituali: quest’anno non poteva che essere san Paolo (su suggerimento del Papa) ad aiutarci nella lettura, nella meditazione e nella preghiera a partire dalla Parola di Dio. I due ritiri sono stati ben partecipati (45 chierichetti a Djamboutou e 40 a Nakong), ma soprattutto ben vissuti. Solo il predicatore era quello che era…;

– ora sto preparando la sessione di formazione per i giovani responsabili dei gruppi di giovani dei villaggi e quella per i giovani responsabili delle C.E.V. (le 7 Comunità Ecclesiali Viventi – una per ogni grande quartiere della città – di cui è composta la nostra Parrocchia), dei gruppi e dei movimenti di giovani della città; oltre a tutto questo, mi preparo anche a rilanciare il nuovo anno pastorale alle porte.

Come vedete, non è che ce ne stiamo qui con le mani in mano: come lì da voi, cerchiamo di fare anche qui quello che possiamo, il meglio che ne siamo capaci.

In questo mese d’agosto non sono mancate poi le gradite visite di ospiti che hanno avuto la possibilità di vivere al nostro fianco tutto quello che sopra vi ho scritto: don Emilio, un giovane prete di Rho, insieme ad Andrea e Nicolò, due seminaristi (tutti e tre della Diocesi di Milano); Elisabetta e Laura, ospitate dalla CML (Comunità Missionarie Laiche), presente qui a Djamboutou attraverso Gabriella. Anche la casa del C.O.E., qui vicino a noi, ha ospitato e condiviso con noi la gioia di vari ospiti tra cui Daniele della Fondazione Lambriana che accompagnava Paolo, il simpatico giornalista del TG3, che ha avuto anche il coraggio di intervistarci e soprattutto di trasmettere quello che ha registrato qui da noi! Così come ho avuto il piacere di conoscere Chiara – medico di professione – e una giovane coppia di Firenze venuta con l’intenzione di verificare la possibilità di condividere qui qualche anno della loro vita al servizio delle attività del C.O.E. …

Per quanto riguarda il clima, devo dire l’esatto contrario di quello che dicevo l’anno scorso, in cui praticamente abbiamo sofferto la siccità con le sue relative conseguenze: quest’anno la mia mamma (ha imparato questo dalle sue suore quando andava all’Asilo) i cento “Gloria al Padre…” da rivolgere – mi pare – a san Giuseppe, deve invece dirli per far smettere la pioggia, continua e violenta, che rischia ora di rovinare comunque i raccolti, così come i boukarou (le capanne in cui vive la gente dei villaggi) o le case: ogni giorno crolla qualche muro con pericoli anche per la vita della gente, soprattutto per i bimbi. Come vi scrivevo altre volte, qui l’equilibrio anche delle forze della natura è sempre difficile: prevalgono sempre gli estremi!

Alle Associazioni e all’Amministrazione di Villa Cortese che ha scelto per il “Progetto Solidarietà 2008” di darmi una mano per i pozzi in alcuni villaggi, scrivo che sono stati terminati quello di Ngoundjoumi e quello ci Wuro Ardo e ora siamo alle prese con il forage di Nakong (non previsto), la cui pompa si è rotta. Invierò presto fotografie e documentazione dei vari lavori, come promesso.

Auguro una buona ripresa a tutti, pensando in particolare a chi tra voi ha qualche fatica o sofferenza da affrontare.

Un abbraccio!

Don Alberto dell’Acqua, fideidonum ambrosiano