La missione del Brasile è l’Amazzonia

Essere richiamati alla missione é essere richiamati al senso del nostro cammino di fede e di chiesa. Non sono bravo a fare citazioni, nell’Esortazione di Papa Francesco “La gioia del Vangelo” troverete voi stessi tanti stimoli per essere discepoli e missionari in una chiesa che finalmente si scuote e esce da se stessa per essere sale e luce “del mondo”.

Qui in Brasile, e qui da me a Barra do Corda, a cosa siamo richiamati?

Anzitutto risuona un appello: l’Amazzonia. Certo non solo per questo mese di ottobre, ma in questo tempo si fa ancora piú forte l’appello “Brasile, l’Amazzonia é immensa, ma pochi sono i Missionari e le Missionarie” – “Dateci della vostra povertá”, con l’invito ad un aiuto anche materiale, ma soprattutto con l’invio di missionari in questa area che Papa Francesco nella sua visita per la GMG 2013 ha riconosciuto como decisiva e banco di prova sia per la chiesa che per la societá brasiliana. Effettivamente é l’area che presenta grandi sfide, sofferenze, carenze, ma anche grandi speranze, testimonianze, segno di una chiesa sempre piú profetica, inculturata, ministeriale. Ho avuto la gioia, in ottobre dello scorso anno, di partecipare a una riunione straordinaria, voluta dal Papa, delle chiese di tutta l’Amazzonia. Questo incontro di studio della realtá e riflessione pastorale é stato per me occasione per conoscere i vescovi e alcuni preti e laici della chiesa dell’Amazzonia, con fraternitá e gioia, e riaccendere in me il fuoco della missione.

Qui nella nostra parrocchia di Santa Gianna Beretta a Barra do Corda, alle porte dell’Amazzonia, stiamo cercando di “riformare” il nostro modo di essere chiesa senza la paura di uscire e magari sporcarci le mani o prendere qualche “batosta”, piuttosto che rimanere chiusi e soffocati in noi stessi. Non é facile, ma cerchiamo di impiantare la “Pastorale della Visitazione”, visitando le case, incontrando le famiglie li dove vivono. Qui é molto facile entrare nelle case, nessuno ti chiude la porta in faccia, anzi tutti sono felici e onorati di ricevere una visita, e per questa facilitá di contatto nelle case stiamo creando in ogni comunitá questa attivitá stabile e continua della visita. Seguiamo l’esempio della Visitazione, della visita di Maria a Elisabetta: usciamo dalla nostra casa, dalle nostre riunioni, dalle nostre cappelle, dai nostri recinti, ed entriamo nella casa dell’altro con un saluto, con un gesto di amicizia e interesse per lui, di ascolto e comprensione, di vicinanza. E poi restiamo (come Maria che restó tre mesi), la visita non finisce subito, continua fino a creare un legame. Allora arriva anche la proposta, l’annuncio, l’invito a un cammino di fede in Gesú partecipando nella comunitá di base. Questa pastorale della Visitazione é accompagnata anche dalla “Pastorale dell’Accoglienza”. Chi viene da noi deve sentirsi bene, accolto, riconosciuto, valorizzato, percepire la nostra felicitá di averlo con noi. Missione é certo andare e visitare, ma anche saper accogliere chi viene in casa nostra. Una comunitá che non é fraterna, che non sa accogliere, non é missionaria, non é neppure chiesa.

Cosí noi ci siamo tracciati questo cammino, e stiamo muovendo i primi passi in questa direzione. Sicuramente anche voi risponderete all’appello che il Signore ci rivolge in questo mese missionario.

Ezio Borsani, Fidei Donum

Barletta: don Vito e don Domenico Savio in partenza per l’Uganda spiegano le ragioni della loro scelta

Il Quotidiano Italiano pubblica questa bella testimonianza di due fidei donum partenti per l’Africa.

Buona lettura!

http://bat.ilquotidianoitaliano.it/attualita/2014/09/news/barletta-don-vito-e-don-domenico-savio-partono-per-lafrica-le-ragioni-della-loro-scelta-45801.html/