Umberto Pecchio e i pozzi del Cameroun

alp_umberto_07Umberto Pecchio, nato a Taino (VA), classe 1966, si trova in Camerun dal 2003 attualmente presta il suo servizio missionario nella Fondazione Betlemme di Mouda nel nord del Camerun promossa dal padre Danilo Fenaroli del PIME.
Umberto, che partecipa all’ALP (Associazione Laici Pime), lavora come responsabile del settore pozzi tradizionali.
Il Nord del Camerun, ‘dove i pozzi sono la vita’ è caratterizzato da lunghe stagioni secche, intervallate da sempre più brevi stagioni delle piogge.
Le popolazioni, pur con lingue e costumi diversi, hanno un unico obiettivo: l’acqua.
Essa è ‘vita’, non solo per le persone che la utilizzano per bere, cucinare, lavarsi, ma anche per la vegetazione, il bestiame, l’agricoltura. Continua a leggere

Corso di primo orientamento alla missione per giovani e adulti

L’ufficio per la pastorale missionaria della diocesi di Milano ha predisposto una proposte di “primo orientamento” alla missione per orientare il discernimento rispetto alle iniziative di impegno missionario presenti nel nostro territorio e verso altre opportunità formative e di volontariato.
L’itinerario, di 6 incontri serali, si svolgerà a Milano presso l’Associazione Cam to me Onlus a partire dal 16 aprile.
La sede si trova in VIA UGO BETTI 62 – Milano (fermata MM Bonola, ma è anche facilmente raggiungibile in auto e ci sono comodi parcheggi).
Lobiettivo è quello di dare un aiuto a chi desidera prepararsi per vivere un’ esperienza missionaria e di incontro con culture “altre”. Per informazioni contattate Cam to me o la Cml (comunitamlpime@tin.it).

Giornata dei missionari martiri ricordando don Alfonso de Caro

Martedì 24 marzo 2009, nella Giornata in memoria dei Missionari Martiri, l’Ufficio Missionario Diocesano ha organizzato un incontro presso la parrocchia del Cuore Immacolato di Maria, in via Madonna di Fatima a Salerno. Il programma prevede alle ore 18.00 la concelebrazione eucaristica, presieduta dall’Arcivescovo, nella giornata in cui la Chiesa ricorda i missionari testimoni dell’amore a Gesù Cristo fino all’effusione del sangue . Al termine della celebrazione, che sarà animata dai canti della corale San Martino di Lancusi, diretta dal m° Loredana Polimeni, si terrà la presentazione del libro “homo Dei” di Patrizia de Mascellis, in cui l’autrice delinea la figura di don Alfonso De Caro, fidei donum della nostra diocesi, morto in Brasile nel 1977. La ricerca, affidata alla giornalista dall’Ufficio Missionario Diocesano e delle Comunicazioni Sociali, ha richiesto circa tre anni di lavoro ma alla fine è stata fruttuosa e il libro contiene documenti preziosi e utili alla conoscenza del missionario vissuto nella foresta amazzonica, il quale spese la sua vita per la causa degli indios.

I cicloni di Haiti ed il ciclone della solidarietà

Sono dovuti arrivare tre cicloni per rimettere, per qualche giorno, in prima pagina Haiti. Eppure orma da un po’ di anni, a Haiti è ai primi posti nella povertà , nel degrado ecologico, nell’AIDS, nella corruzione… Ma ciò che vale per i mass- media non è lo stesso per Abbiate, Tradate, Ceppine, perché lì ci sono persone interessate ad Haiti costantemente e con passione. E’ la coscienza cristiana è l’appartenenza alla chiesa universale, è l’amicizia con dei preti è la voglia personale che fanno sentire agli Haitiani che cosa è la carità. Tra Rawanj e la comunità del Croficisso c’è un rapporto non solo di conoscenza, di relazione, ma anche di comunione, di solidarietà concreta religiosa e civile. Il cammino delle due comunità passa attraverso la conoscenza e il rapporto tra persone che, animate dalla fede e dalla voglia di vivere, si danno la mano fiduciose. Siamo diversi, bianchi e neri; parliamo lingue diverse, italiano e creolo; abbiamo attività differenti, agricoltura e terziario; ma abbiamo uno stesso cuore, la stessa carne umana, viviamo la stessa terra. Per questo lavoriamo, lottiamo, soffriamo, gioiamo insieme.
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Papa Benedetto XVI in Camerun

Una visita particolarmente gradita e apprezzata in Camerun in questi ultimi giorni è stata quella del Papa: per la prima volta in Africa, Benedetto XVI ha scelto il nostro paese innanzitutto per consegnare simbolicamente l’”Instrumentum Laboris” per il “II Sinodo per l’Africa” che si terrà a Roma nel prossimo mese di ottobre. E’ rimasto 4 giorni al sud, a Yaounde, la capitale (a più di 1.000 km da dove siamo noi) incontrando i Vescovi, i sacerdoti e i religiosi, i rappresentanti della religione musulmana, i disabili di un istituto di riabilitazione, altri gruppi e movimenti, senza dimenticare la gente comune (in particolare nella messa in cui si è festeggiato anche il suo onomastico). Sarebbe stato bello vederlo qui nel grande Nord, che è sempre un po’ dimenticato da tutti i “grandi” (Presidente della Repubblica, Nunzio Apostolico e Ambasciatore Italiano compresi), ma non gli si poteva chiedere troppo… già il penultimo e l’ultimo giorno in Angola, lo abbiamo visto un po’ provato dalla fatica e dal clima pesante. La gente gli ha riservato una grande e calorosa accoglienza e lui ha invitato, stimolato, richiamato a una fede sempre più centrata su Gesù e il suo Vangelo, ciascuno secondo la sua propria vocazione. Unico “neo” quello di aver notato qualche “latinorum” di troppo nella celebrazione del Vespero e della Messa… ma questo, forse, non dipende dal Papa.

Don Alberto da Djamboutou, Nord Cameroun

Scomunica e Dialogo: commento di Marcelo Barros

In questo mese di marzo, le comunità cristiane popolari celebrano la preziosa memoria del martirio di mons. Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, assassinato da militari legati al governo del Paese. Il crimine è stato quello di aver consacrato la sua vita alla difesa intransigente dei più poveri e perseguitati dal regime. Oscar Romero ed Hélder Câmara sono stati i vescovi latinoamericani che più si sono impegnati a mettere in pratica il rinnovamento della Chiesa proposto dal Concilio Vaticano II (chiuso nel 1965) e da loro attualizzato per l’America Latina nella famosa Conferenza dei vescovi di Medellín (1968).

Da allora, molte cose sono cambiate nella Chiesa e nel mondo. Nella sua commovente lettera circolare del 2009, dom Pedro Casaldáliga comincia citando il cardinal Martini, ex arcivescovo di Milano, che, in un libro-intervista, ha dichiarato di non avere più gli stessi sogni rispetto al rinnovamento della Chiesa. Dom Pedro ne contestualizza il significato e spiega: “Lui e milioni di persone nella Chiesa sognano un’‘altra Chiesa possibile’ al servizio dell’‘altro mondo possibile’”.
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Indigeni non contattati in Perú a rischio di estinzione

La ONG Survival ha appena pubblicato il suo bollettino informativo di marzo 2009 sulla fuga di indigeni non contattati dal Perú al Brasile, a causa dell’attacco alle loro terre da parte di commmercianti di legna illegali.
I principali organi di stampa del Perú stanno rilanciando l’allarme di pericolo di estinzione per queste tribú a causa della violenza di questi invasori e del pericolo per gli indigeni di contrarre malattie per le quali non sono immuni

I fideidonum di Huacho per l’assemblea del clero

I fideidonum di Huacho per l’assemblea del clero diocesano di Milano


Noi Sacerdoti Fidei Donum inviati a Huacho – Perú abbiamo condiviso alcune riflessioni in vista dell’assemblea diocesana del clero. Le offriamo con fiducia e come un segno di una comunione che sentiamo reale con la nostra chiesa di origine e con il presbiterio di cui continuiamo ad essere membri.

1. Istruiti dalla missione

Nella nostro incontro di gruppo ci siamo riconosciuti “istruiti dalla missione”sia sul versante personale che comunitario. Riporto una piccola antologia di osservazioni su questo tema:

– Qui devi comunicare, ascoltare e non fare, proporre e non imporre, valorizzare la presenza dei laici, delle religiose. In questo modo impari e ti purifichi.

Forse é questo lo stile “eucaristico” che dovremmo apprendere e insegnare e vivere nella Santa Messa che, con gli anni, ti accorgi che é la ricchezza, più grande che hai, l’occasione più feconda per entrare nella vita della gente, lo stile vero che devi dare.

– Nel nostro contesto l’Eucaristia non è assicurata per tutte le comunità: soprattutto i piccoli pueblos delle zone agricole sono visitati solo raramente dal sacerdote.

Sentiamo l’importanza di una linea pastorale che formi i laici e faciliti la realizzazione dell’incontro domenicale delle piccole comunità anche in assenza di celebrazione eucaristica.

– Da un anno sto ascoltando e osservando. Obbligato prima dalla precarietà del mio castigliano, poi da una realtà che andava articolandosi diventando sempre più complessa, il mio udito e la mia vista si abituavano piano piano ad ammettere: “questo non l’avevo ancora visto”… “questo l’avevo capito diversamente”… “qui mi ero proprio equivocato!”. Vedere e ascoltare non sono per me attitudini nuove ma la missione in un altro continente le hanno fatte diventare scelta strategica, opzione pastorale, obbedienza a una storia sacra.

– La mia fede, specialmente il primo anno, l’ho dovuta rivedere. Mettere alla prova. Confrontare. Il contatto con civiltà antiche, con popoli che per secoli hanno vissuto senza Cristo, alcune modalità di evangelizzazione che imponeva la fede, che non era sostenuta da una chiesa sempre esemplare, tutto questo ti pone tante domande: Ma é proprio la nostra piccola croce di Gesù a salvare?

Sì, é proprio la Croce di Gesù, la luce che mi ha illuminato nei turbamenti più profondi, di fronte al dolore, la ingiustizia, la cattiveria. Vedere certe donne, persone umiliate… solo guardando il crocefisso ti si apriva il cuore a dare una parola di speranza. Allora capisci che forse é la storia del dolore il vero denominatore comune di tutte le storie di popoli e persone. Tutti sono nel dolore e quindi Gesù, crocifisso, risorto, diventa il fratello universale. E nasce la speranza.

2. Un contributo sul metodo della Assemblea del clero.

Un contributo della Chiesa Latinoamericana è sicuramente il metodo del Vedere, Valutare, Agire (ver, juzgar, actuar), utilizzato anche nell’ultima conferenza dell’episcopato latinoamericano ad Aparecida. Il “vedere” si può facilmente sovrapporre all’ “ascoltare” della nostra chiesa di Milano. Speriamo proprio che faccia suo questo metodo nelle sue tre tappe, riconoscendone esplicitamente la paternitá Latinoamericana fin dal 1968 (Medellin)! La chiesa sudamericana da decenni ha praticato l’ascolto della realtà, per comprenderne i cambiamenti e i segni dello Spirito. Riconoscere esplicitamente questa ricchezza metodologica sarebbe un bel gesto di accoglienza dell’esperienza delle altre chiese, con le quali la Diocesi di Milano sta collaborando da anni.

3.I frutti sperati dall’assemblea del clero diocesano.

A) L’ascolto permanente e personale che precede ed accompagna le decisioni che toccano la vita del prete.

Non pensiamo che il tema dell’ascolto del clero si esaurisca nel tempo e nelle modalità di una grande assemblea. C’è un ascolto che passa nella relazione personale e non può essere mediato da grandi strumenti. Anche il sacerdote diocesano, preparato per ascoltare, ha bisogno di chi lo ascolti. A un livello profondo di accompagnamento spirituale, ma anche al livello ugualmente importante della programmazione pastorale. I grandi cambi di rinnovamento della vita diocesana in questi anni hanno toccato concretamente non solo la funzione del prete, ma anche la sua vita personale.

C’è chi ha sofferto ristrutturazioni pastorali che sono passate sopra la sua testa. C’è una grande sete di essere ascoltati e presi in considerazione dai superiori. Si cerca e si attende una possibilità di ascolto e colloquio personale. Questa è la base per una serenità anche nei momenti delicati dei cambi. É questione di rispetto e di attenzione alla persona ed è un metodo che scioglie in anticipo molti possibili elementi di crisi.

B) La crescita ed il rinnovamento di una disponibilità reale ad andare, partire ancora, senza timore.

La vita qui in Perù ci aiuta a semplificare un po’ tutto: esigenze, attese, fede, bisogni. Non ha tolto però quell’ansia apostolica che ci hanno dato i nostri padri…nei seminari; e questa voglia apostolica la consideriamo una delle realtà più belle ricevute da Milano e bel regalo da dare alla diocesi qui. L’idea che il tempo va sempre sfruttato per avvicinare tutti e colorare di fiducia cristiana la vita.

La missione ci ricorda che la pastorale non si rinchiude negli spazi del religioso, ma è impulso profondo e perenne a lasciarsi attrarre per Gesù là dove gli uomini amano, vivono, soffrono per condividere le loro attese e speranze profonde permettendo che la luce del vangelo le illumini.