Carissimi amici ed amiche,
In questa lettera mensile non vi scriverò di situazioni conosciute qui in Perú, ma di qualcosa più intimo: il mio essere sacerdote, vent’anni dopo l’ordinazione avvenuta l’8 giugno 2011. Mi sono reso conto che la cosa più difficile non è solo conoscere se stessi, ma anche parlare di sé. Però ci provo con la confidenza che mi ispirate.
I miei anni di sacerdozio fino a qui li ho trascorsi ad Angera (8), a Vimercate (3) e a Huacho (9). Senza accorgersi, la parte più lunga è questa in missione, chi l’avrebbe mai detto? Se il giorno della prima messa mi avessero chiesto: -dove sarai fra 20 anni? non avrei potuto indovinare!
Un anniversario è però soprattutto un utile momento di riflessione (sennó a cosa serve?) e perciò vi scrivo tre punti che oggi sento come chiave del mio “essere prete”:
NON si è sacerdote a tempo, MA per sempre, con tutta l’anima e con tutto il cuore.
Sacerdote in oratorio, a scuola, in missione, in internet. Nel tempio e per strada, soprattutto nel cuore: è bello essere prete!
NON siamo padroni della fede, ma servi della vostra gioia (cfr. 2 Cor 1,24)
Questione di stile: la cosa più grande è condividere con la gente, ascoltare, consigliare, benedire.
NON è un criterio decisivo ciò che diranno di noi gli altri, ma ciò che dice Dio.
Nella vita si ricevono apprezzamenti e incomprensioni, ma alla fine della giornata è a Dio che bisogna offrire tutto.
Celebrerò l’anniversario lontano dai miei “compagni di messa”, ma con il calore della gente che mi è stata affidata, l’8 di giugno nella chiesetta di Amay, Huacho, Perú. Da fine agosto al 22 settembre sarò in Italia con la speranza di potervi visitare.
In ogni caso vi chiedo il regalo di una vostra preghiera, uniti nella comunione dei santi, nella fede e nell’amore.
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GAUDIUM ET PAX
don Ambrogio Cortesi