Natale 2020 a Cuba tra privazioni e nuovi fermenti

Carissimi amici, con gli auguri di Natale vi mando anche una breve condivisione sul nostro cammino qui a Cuba. É passato un po di tempo dalle ultime notizie che vi ho inviato, e le cose non sono cambiate in meglio.
La situazione economica del paese é sempre peggiore, continuano a scarseggiare i generi di prima necessità come alimenti, medicine, prodotti per l’igiene personale, … quasi tutto. Non siamo alla fame, ma ogni giorno é come una caccia al tesoro, e quando arriva qualcosa le file fuori dai negozi sono infinite. Così era a giugno, così lo é ancora. Riguardo alla pandemia, i contagi sono pochi e controllati, dovuti maggiormente a chi rientra dall’estero e all’indisciplina (feste, viaggi…). La novità di queste ultime settimane é che nel paese c’é un fermento inedito, che non risponde solo ai disagi della vita quotidian che vi dicevo, ma a una aspirazione che va dalla maggior possibilità di esprimersi liberamente alla volontà di partecipazione reale alle decisioni per le prospettive future della vita del paese. Direi che é come se si volesse “respirare a pieni polmoni” e non sentirsi sempre con “l’acqua alla gola”, é manifestare il desiderio di un cambio profondo e strutturale che non può più aspettare e non deve essere ancora una volta rinviato dando la colpa sempre ad altri.

“Cosa nuova” a Cuba: ci sono state proteste, manifestazioni pubbliche, con grandi ripercussioni soprattutto nella rete e risposte dure e immediate del governo. E poi questo fine anno é pieno di ansia e angoscia per le nuove misure economiche
prese dal governo (unificazione monetaria, cambio di salari e prezzi…), che entreranno in vigore dal 1º gennaio. Cosa succederà? Come sarà il nuovo anno? La gente della nostra comunità prepara l’albero di Natale, guarda a Gesú appena nato, nel presepio, e si accende il desiderio di nascere anche noi, perché forse non siamo ancora nati, siamo ancora in gestazione o nel travaglio necessario prima di venire alla luce, ma in
Gesú é certo il futuro di vita nuova e vera che ci attende. Un forte abbraccio!

“…dite: è la carezza del Papa” In memoria di Giovanni XXIII un riconoscimento ai missionari bergamaschi

Tre missionari di Bergamo sono stati nominati per un importante riconoscimento istituito dalla loro diocesi di origine.
Ci scrive il Centro Missionario Diocesano: “L’idea di riconoscere in un premio questa realtà è in ragione di un segno: la vita missionaria è un valore che non possiamo e non dobbiamo perdere, è una vocazione per rendere più bella la vita. A tutti e ciascuno, a modo suo, andrebbe riconosciuto un premio, individuarne alcuni è sottolineare una dimensione dell’impegno missionario per rinnovare l’impegno su tutti i fronti: dalla parrocchia ai gruppi, dalle famiglie ai singoli“.
Ecco i missionari ai quali è riconosciuto il premio edizione 2011:
Continua a leggere

La diocesi di Bergamo si prepara a celebrare e far memoria di 50 anni di missione Fidei Donum

L’anno prossimo sarà mezzo secolo: cinquanta anni da quando i primi missionari bergamaschi partirono per la Bolivia, dando vita alla prima missione diocesana. Venerdì 14 ottobre il Consiglio pastorale diocesano ha riflettuto sull’impegno missionario in vista dell’anniversario.

Don Luigi Boffi ha ricordato: «Era l’11 ottobre del 1962 quando partirono i primi due missionari diocesani bergamaschi: erano don Berto Nicoli e don Luigi Serughetti, partirono proprio nel giorno di apertura del Concilio. Partirono per decisione dell’arcivescovo di Bergamo, Clemente Gaddi, che raccolse una richiesta di aiuto da parte del vescovo di La Paz».

«Nel 1976 si diede avvio alla missione bergamasca in Costa d’Avorio e nel 1999 fu il vescovo Amadei che diede il via alla missione diocesana a Cuba, nella diocesi di Guantanamo. Oggi sono 33 i missionari diocesani bergamaschi impegnati con la formula del “Fidei donum”. Ventisei sono i laici. In appoggio ai missionari diocesani ricordiamo l’impegno delle suore Orsoline di Somasca, delle Poverelle (le famose “martiri dell’Ebola”, presenti anche in diocesi di Huacho, Perù), del suore del Sacro Cuore e delle Sacramentine…».

«Da quel 1962 sono cambiate radicalmente le condizioni, le chiese locali diventano sempre più consapevoli della loro identità, sempre più robuste. A questo punto è giusto chiedersi che cosa vogliamo fare per il futuro, come interpretare la missionarietà della nostra diocesi».

Al termine della riunione il vescovo Francesco Beschi ha posto al Consiglio due percorsi di lavoro:

  • Che cosa ha comportato questa storia di missione per le nostre parrocchie e per la nostra diocesi?
  • Quali scelte dobbiamo compiere per continuare un cammino missionario alla luce di questa storia?.