Santarém, sabato 16 febbraio 2008
Sono tornato proprio oggi dalla settimana catechistica nell’altipiano, un’esperienza molto bella, ma andiamo con ordine. Ti avevo lasciato con alcune anticipazioni, prima di visitare alcune comunità fluviali con il vescovo per celebrare le cresime.
Siamo partiti martedì pomeriggio alle 18 del 5 febbraio con il battello e la previsione di arrivare a mezzogiorno del 6 nel paesino di Santa Maria di Uruarà.L’idea era di passare la notte sul battello, quindi tutti armati della propria amaca per dormire! Che emozione, la prima esperienza! Ma mi aspettava molto di più. Alle 22 comincia una tempesta che agita le aque del fiume Amazonas e comincia così la danza. E chi mi conosce sa che non piace così tanto danzare. Risultato: una notte indimenticabile, tentando di legarsi a qualcosa per non ballare nell’amaca. Finita la tempesta sono stati il vento e le onde a dare continuità alle danze. Siamo arrivati a destinazione con quasi due ore di anticipo, verso le 10.Santa Maria di Uruarà è una specie di paesino con circa 300-400 case (2000 persone), dove l’energia elettrica c’è solo la sera dalle 18 alle 22, prodotta con un generatore, e come questi ci sono molti paesini di questo tipo lungo le rive dei fiumi che si gettano nell’Amazonas. Gli abitanti vivono di pesca, commercio, agricoltura, allevamento, taglio di legname… Dipende dalla zona.La situazione di queste aree è problematica perché gli abitanti sono molto isolati da servizi fondamentali che si incontrano di miglior qualità solo nei centri principali, ci sono anche molti altri problemi di tipo ambientale, devastazione della foresta amazonica, con connesso l’arricchimento dei grandi proprietari terrieri, che vendono la terra disboscata a persone che vogliono coltivare e nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di latifondisti che impongono una monocultura: qui va per la maggiore la soia, ve le immaginate piantagioni immense di soia in mezzo ai boschi della foresta amazzonica?Comunque continuando con il mio racconto siamo arrivati sulla terra ferma (ma fino a sera, per la mia testa, non era ancora molto ferma!), ci siamo alloggiati in una stanza con bagno in tre con un letto e due amache: è evidente che non ci sono le condizioni di una stanza per il vescovo come in alcune canoniche veronesi, anche perché questa parrocchia, che in verità è solo un’area pastorale di non ricordo più quante comunità, non ha una canonica: il prete vive su una barca battello attrezzata per viverci, cosi può spostarsi e attraccare e servire le varie comunità che sono dislocate lungo corsi d’acqua. Non è certo una grande comodità come potrebbe sembrare, anche se è sempre meglio di niente! Alla sera abbiamo celebrato le cresime di quindici ragazzi di quella comunità, il giorno dopo siamo partiti con una barca trasporta-vacche, ma non c’erano le vacche!, per andare nella comunità di Santa Cruz, dove si sono cresimati 10 giovani. Siamo arrivati là verso le 7, dopo 40 minuti di barca, abbiamo fatto colazione e dopo ci siamo messi a confessare i cresimandi e le persone che volevano confessarsi (il parroco passa nelle comunità circa una volta ogni tre mesi). Eravamo in 4 a confessare (io, Orazio, il vecovo Esmeraldo e il parroco), e ci hanno impegnato per quasi 40 minuti. Dopo è cominciata la messa molto partecipata e animata, con tanti tanti bambini. Siamo rimasti là a pranzare e nel pomeriggio siamo tornati a casa, nel tragitto di ritorno abbiamo incrociato un rimorchio delle imprese che tagliano legname clandestinamente, anche se a dire la verità lo fanno alla luce del sole! Nel pomeriggio un poco di riposo e poi un giretto per il paese, alla sera cena e a letto, leggendo un libro finché c’era la possibilita dell’energia elettrica (dimenticavo di avvisare che qui è inverno e essendo prossimi all’equatore il sole tramonta verso le 18 di sera e allà mattina alle 6 c’è già chiaro). Alla mattina seguente alle 6.20 eravamo già sulla camionetta che ci ha portato fino alla comunità che è in mezzo alla foresta. Stesso procedimento, confessioni, c’erano 15 giovani, più le altre persone, quindi la colazione e la messa con una grande partecipazione di persone. Dopo il pranzo, accompagnato dal succo di açaí, frutta tipica di questa zona dell’amazonia, molto buono, un’ora di strada nel mezzo della foresta, con ampie zone disboscate e bruciate per poter creare area di pascolo o coltivazione; e siamo arrivati nella comunità di Boa Vista, un paesino grande più di Santa Maria, dove un gruppo di trenta bambini ci hanno accolto con canti davanti alla chiesa. Nel pomeriggio un poco di riposo e una visita al paese, alla sera momento di preghiera con i cresimandi e alcune persone della comunità, poi a casa, eravamo ospitati in una famiglia, perché qui l’energia finiva alle 21 e 30. La mattina seguente, sabato 9, alle 6.30 già eravamo nel porto dove era attraccata la barca-casa del parroco per andare con la barca a motore fino alla comunità di São Sebastião, circa 45 minuti per passare in mezzo a laghetti e terre allagate in questo periodo delle pioggie. Al nostro arrivo ci aspettavano circa 30 cresimandi e un grande numero di persone, dopo una fugace colazione, via alle confessioni, più di un’ora, così la messa è cominciata quasi alle 9, rispetto alle 8 programmate, da segnalare che non ho ascoltato nessun tipo di commentario o reclamo, in fondo era giorno di festa grande: la presenza del vescovo, del parroco (che vedono ogni tre mesi circa), e di due preti stranieri (la novità è sempre qualcosa di bello), la cresima di un buon numero di giovani (di due comunità!)… Così la gente non dava importanza all’orario ma all’evento e alla celebrazione e questo succedeva anche nelle altre comunità. Dopo quasi due ore di messa il pranzo con uno squisito pesce fritto e via sulla barca per tornare a Boa Vista. Nel pomeriggio io e Orazio ci siamo dedicati a remare, abbiamo chiesto se potevamo fare questa esperienza, il difficile non è l’azione di remare, ma il far andar la barca nella direzione che si vuole. È stato divertente, credo soprattutto per le persone che ci hanno visto! Alla sera celebrazione penitenziale con i giovani della cresima e alcune persone della comunità. Domenica mattina alle 8 la messa di cresima dei giovani della comunità di Nossa Senhora de Nazaré in Boa Vista. Finita la messa il pranzo con pesce alla brace e fritto, açaí e dopo il vescovo Esmeraldo è partito con la barca piccola per poter arrivare a Santarém nel pomeriggio, dovendo viaggiare per san Paolo alla notte, circa 4 ore di barca a motore nel rio delle Amazzoni. Io e Orazio abbiamo aspettato per viaggiare con il traghetto che partiva alla sera e che arrivava a Santarém alle 6 della mattina seguente. Viaggio tranquillo rispetto all’andata, solo che era stra-stra-colmo ed era difficile addirittura salire o scendere dalla propria amaca.
Così alle 6 di lunedì siamo tornati nel seminario diocesano, la mattinata è servita per riposare un poco e sistemare alcune cose, nel pomeriggio siamo ripartiti per la parrocchia di San Francesco che è ancora città di Santarém, ma si trova nell’altipiano dove si incontrano, insieme alla foresta, molte piantagioni di soia. Ci ha accolti padre Carlo il parroco, che assieme ad una équipe della parrocchia stava iniziando la settimana catechistica. Una settimana di formazione che avviene tutti gli anni in tutte le parrocchie della diocesi. Consiste in questo: viste le difficoltà di comunicazione e trasporto che ci sono, anche tra comunità della stessa parrocchia, la diocesi di Santarém, da molti anni, organizza una settimana di formazione diocesana per “moltiplicatori”, ossia per persone che dopo andranno a ripetere questa formazione ai catechisti e animatori delle comunità della loro parrocchia. Così ogni parrocchia dopo questa settimana diocesana, organizza una o due settimane, per trasmettere il contenuto della formazione. Il tema di quest’anno era l’ufficio divino delle comunità, in pratica la liturgia delle ore, per il popolo. È un libro che contiene:
- 1. una grande quantità di salmi con una traduzione più semplice e con un linguaggio molto popolare, con una melodia differente per poterli cantare;
- 2. traduzioni e melodie di cantici biblici;
- 3. canti e inni;
- 4. una struttura di preghiere delle lodi e dei vespri per i diversi tempi e festività e circostanze (apertura, momento di silenzio per ricordare la vita, inno, salmo, lettura, cantico evangelico, preghiere, padre nostro, orazione e benedizione).
È uno strumento molto utile e bello che aiuta a pregare e che negli anni di lavoro di noi padri italiani in Bayeux fu incentivato moltissimo, per questo già lo conoscevo e in questa settimana ho potuto solamente apprezzarlo ancora di più. Partecipavano della settimana catechistica circa 50 catechisti (uomini e donne, giovani e meno) di 26 comunità delle 40 che sono della parrocchia di San Francesco. La settimana si è svolta tra momenti di riflessione, di spiegazione, di laboratori. Ho riscontrato una difficoltà grande a livello culturale per capire le cose e soprattutto per elaborare il contenuto, cosa scontata quando l’istruzione incontra difficoltà logistiche e anche strutturali, le scuole non si trovano in tutti i villaggi-comunità, per accedere all’insegnamento medio ci si deve spostare verso la città, con tutto quello che questo comporta in costi e tempo. Abbiamo avuto anche l’occasione di fare un “giretto” con don Carlo, per avere un’idea dell’estensione della parrocchia. Abbiamo girato quase due ore passando per una quindicina di comunità che variano da 100-150 persone a 500-600, 1000 o 2000 le poche maggiori e più centrali. La maggior parte si trovano in mezzo alla foresta o a campi di soia o riso, con una strada di terra battuta come via di comunicazione e pochi trasporti pubblici per sopperire all’assenza del trasporto privato. Abbiamo anche visitato una delle comunità che si riuniscono per fare un circolo biblico, ossia pregare insieme, meditare la parola e riflettere sulle problematiche che la comunità deve affrontare. L’ultima sera è stata dedicata alla serata culturale, con diverse presentazioni e danze (perfino io ho ballato per il divertimento di chi assisteva!)Una cosa che mi ha impressionato, ancora una volta è stata l’accoglienza delle persone, non ci conoscevano, eppure mi sono trovato a casa anche qua, nell’altipiano della foresta amazzonica, è proprio vero che viaggiando si guadagnano un sacco di conoscenze, ma anche molte case dove poter essere ospitato, molti fratelli e sorelle e anche molta nostalgia!
Venerdì 15 siamo tornati in seminario e ora è sabato e sto terminando di scrivere questo lunghissimo e confuso diario di notizie. Fuori sta piovendo, per fortuna che in queste due settimane la pioggia ci ha risparmiati abbondantemente!
Domani mattina avremo l’aereo per Fortaleza dove ci incontreremo con don Adolfo. Adesso ti lascio in pace e arrisentirci a presto, perché se lascio accumulare così tante cose non riesco a raccontartene neanche la metà.
Tchau e um grande abraço – padre Alessio LUCCHINI