Comunicato sulla situazione in India, Iraq e Repubblica Democratica del Congo

Comunicato dell’Ufficio Nazionale per la Cooperazione tra le Chiese

Sollecito gli autori della violenza a desistere da tali atti e ad unirsi ai loro fratelli e sorelle nel lavorare insieme per costruire una civiltà di amore. Vi invito a pregare per la riconciliazione e la pace in alcune situazioni che provocano allarme e grande sofferenza: penso alle popolazioni del Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo, e penso alle violenze contro i cristiani in Iraq e in India”. Con grande spirito missionario raccogliamo l’invito alla preghiera fatto dal Papa all’Angelus di domenica 12 ottobre. Consapevoli dell’universalità della missione cristiana, chiediamo una riflessione più approfondita sulla grave situazione che in questo momento vivono i cristiani, e insieme a loro i missionari e le missionarie, specialmente in India, Iraq e Repubblica Democratica del Congo.
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Il problema della fame e la ingiustizia economica secondo la CEI

“Con i mezzi di cui oggi l’umanità dispone è moralmente inaccettabile che vi siano ancora migliaia di persone che muoiono di fame, restando insoddisfatto il loro bisogno primario di accesso al cibo (…). Lo sviluppo dell’agricoltura e l’attenzione al mondo rurale devono essere ben presenti a quanti sono chiamati a compiere scelte politiche di lungo respiro”: è centrato sulla problematica della crisi alimentare mondiale il messaggio della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, in vista della “Giornata del ringraziamento” che si celebrerà il prossimo 9 novembre. “Il problema della fame -sottolinea la Commissione della Conferenza episcopale italiana (Cei) – con la sua drammatica rilevanza etica e politica, non dipende tanto dalla disponibilità complessiva di cibo a livello globale, quanto dalla distribuzione non equa delle capacità di produzione e da fattori di arretratezza e ingiustizia economica e sociale, per i quali troppi esseri umani non hanno ancora un adeguato accesso agli alimenti anche in aree e Paesi del mondo autosufficienti quanto alla produzione agricola”.
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