Le capre rubate- 2 Il dono e la collaborazione

Vi ricordate del responsabile laico della parrocchia di cui vi scrivevo prima di Pasqua, quello che subiva il furto di circa una capra al mese?
Mi aveva chiesto di andare a benedire la sua casa, offrendomi una delle quattro capre rimaste. Avrei voluto rifiutarla, ma lui ha insistito che la prendessi, dicendo che non aveva mai offerto una sua capra a Dio e che era arrivato il momento di farlo, perché si era accorto di non averci mai pensato. E così l’ha offerta a me con l’intenzione di offrirla a Dio, sperando che Egli gradisse la sua offerta e preghiera. L’ho incontrato varie volte dopo il mio ritorno a Ngalbidje, ma non gli avevo ancora chiesto come fosse finita la storia delle sue capre. Questo fino alla scorsa settimana quando, dopo averlo fatto, mi ha risposto tutto sorridente che, da quel giorno, nessuna capra gli era stata più rubata e che gliene erano nate altre! E’ la fede dei “piccoli” cui sono spalancate le porte del Regno di Dio, una fede che riesce a “spostare le montagne”… e anche a non farsi rubare le capre! Continua a leggere

Le capre rubate e la benedizione di Pasqua

Ngalbidje, 24.3.2013, domenica delle Palme

Ciao a tutti!

L’altro ieri uno dei responsabili laici della parrocchia è venuto a cercarmi un po’ arrabbiato perché, da qualche tempo a questa parte, qualcuno gli ruba circa una capra al mese. Ormai gliene sono rimaste solo quattro. Mi ha chiesto di trovare il tempo di andare a benedire la sua casa e la sua famiglia. E io, da buon occidentale, gli ho subito risposto: “certo che vengo, ma non pensare che la benedizione possa fermare il ladro!”. E lui, di rimando: “non hai capito; io e la mia famiglia abbiamo pensato che forse siamo stati noi ad avere sempre sbagliato, non offrendo mai una delle nostre capre a Dio, facendone dono al sacerdote. Ti invitiamo a benedire la nostra casa e ti regaleremo una delle 4 capre rimaste. E speriamo che Dio gradisca la nostra offerta”.

Che ne dite di questo racconto (vero, non inventato: mercoledì vado a benedire questa famiglia) di “resurrezione”, mentre qui, in questo periodo, tutto sembra “mortifero”, a partire dal clima opprimente che fa molto soffrire la natura e gli uomini (…tanti malati, tante morti…)?

Ma la pioggia arriverà presto, così come il rinnovato annuncio della risurrezione di Gesù che mi sostiene e auguro sostenga ciascuno di voi!

Vera Pasqua di Gesù!

Domenica delle Palme in missione: dal Camerun al Perù

Dal Camerun ci scrive il Fidei Donum milanese don Alberto dell’Acqua:

Stamattina, non più in groppa al povero asino del villaggio di Nakong che mal mi “sop-portava” ogni anno, siamo entrati nella nostra prima Settimana Santa, da quando siamo nuova parrocchia, con una celebrazione ben partecipata. Abbiamo pregato perché i cammini che abbiamo iniziato a percorrere, le attività che abbiamo potuto vivere insieme durante questi mesi e le gioie e le fatiche sperimentate, possano condurci a far sì che la Parola di Dio che è Gesù, anche attraverso la nostra fede e la nostra testimonianza, possa “crescere e mostrare sempre più la sua forza” in un mondo che ne ha sempre più bisogno, anche se spesso non se ne vuole accorgere.
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Vicissitudini di un nuovo parroco. Nell’ufficio della Parola di Dio

Scrive don Alberto dell’Acqua: il 30 gennaio scorso, dopo ormai 5 mesi dal giorno in cui mi era stata affidata la nuova parrocchia e durante la sua prima festa patronale, abbiamo celebrato anche il mio ingresso ufficiale in quanto suo primo parroco. Una messa molto partecipata e ben animata e un “pranzo” (un po’ di riso o di “boule” – una specie di polenta italiana, ma senza sale –, un intingolo per dare loro sapore e l’immancabile bili-bili – la “birra” di miglio prodotta in casa) preparato dalla gente e condiviso tra tutti i partecipanti, ha fatto in modo che tutti rientrassero soddisfatti, dimenticandosi (come capita spesso anche in Italia) che, dopo la festa, occorre anche rimettere in ordine il tutto e dando così l’occasione al nuovo parroco di rimproverare ufficialmente per la prima volta tutta la comunità la domenica successiva.
Vi posso raccontare altre “chicche” (tra le tante) di questa mia nuova missione:
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I giovani africani scrivono e il Card. Martini risponde

Scrive don Alberto dell’Acqua

Insieme ai giovani di qui voglio condividere con voi una grande gioia e un grande dono ricevuti: in uno degli ormai tradizionali “pomeriggi per i giovani” abbiamo lavorato sul libro del card. Carlo Maria Martini: “Conversazioni notturne a Gerusalemme”, un libro che è strutturato a partire da domande di giovani europei cui il cardinale cerca di rispondere in modo aperto e profondo. Partendo da alcune di queste domande, ce ne sono venute in mente altre 14 da porgli in quanto “giovani africani”. Naturalmente non ci siamo lasciati scappare l’occasione di scrivergli e grande è stata la gioia di vederci recapitare le sue risposte a partire dalle quali continueremo il nostro lavoro.

Una nuova parrocchia a Djamboutou

Scrive don Alberto dell’Acqua

Se avete perso le “puntate precedenti” di questa nostra corrispondenza vi ricordo che, insieme a don Daniele, attuale parroco di Djamboutou – Garoua, sto accompagnando la parrocchia St.Charles Lwanga (che da 27 anni è guidata dai vari preti “fidei donum” della diocesi di Milano succedutisi) ad essere consegnata nelle mani del clero locale camerunese. In previsione di questa consegna, il Vescovo di Garoua, mons. Antoine Ntalou, ci ha chiesto la disponibilità di guidare la nascita di una nuova comunità parrocchiale (e a me ha chiesto – per ora solo ufficiosamente – di diventarne il parroco). La nuova parrocchia che è sorta a Ngalbidjie, un quartiere periferico della città, e che è dedicata a St. Jean-Marie Vianney, il santo curato d’Ars e patrono di tutti i preti, è stata creata il 25 gennaio di quest’anno. Non ha né chiesa (i tanti fedeli – per ora e per un bel po’ di tempo ancora – per celebrare la messa domenicale, si ritrovano in un cortile, sotto ripari di paglia), né presbiterio, né altre strutture. Attendiamo i successivi passi del Vescovo e nel frattempo io mi preparo al futuro, restando per ora comunque concentrato sul mio lavoro di sempre, da 4 anni a questa parte, con i ragazzi, i giovani e le 20 comunità cristiane dei villaggi di Djamboutou.
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Papa Benedetto XVI in Camerun

Una visita particolarmente gradita e apprezzata in Camerun in questi ultimi giorni è stata quella del Papa: per la prima volta in Africa, Benedetto XVI ha scelto il nostro paese innanzitutto per consegnare simbolicamente l’”Instrumentum Laboris” per il “II Sinodo per l’Africa” che si terrà a Roma nel prossimo mese di ottobre. E’ rimasto 4 giorni al sud, a Yaounde, la capitale (a più di 1.000 km da dove siamo noi) incontrando i Vescovi, i sacerdoti e i religiosi, i rappresentanti della religione musulmana, i disabili di un istituto di riabilitazione, altri gruppi e movimenti, senza dimenticare la gente comune (in particolare nella messa in cui si è festeggiato anche il suo onomastico). Sarebbe stato bello vederlo qui nel grande Nord, che è sempre un po’ dimenticato da tutti i “grandi” (Presidente della Repubblica, Nunzio Apostolico e Ambasciatore Italiano compresi), ma non gli si poteva chiedere troppo… già il penultimo e l’ultimo giorno in Angola, lo abbiamo visto un po’ provato dalla fatica e dal clima pesante. La gente gli ha riservato una grande e calorosa accoglienza e lui ha invitato, stimolato, richiamato a una fede sempre più centrata su Gesù e il suo Vangelo, ciascuno secondo la sua propria vocazione. Unico “neo” quello di aver notato qualche “latinorum” di troppo nella celebrazione del Vespero e della Messa… ma questo, forse, non dipende dal Papa.

Don Alberto da Djamboutou, Nord Cameroun