La Chiesa Peruviana con l’Amazzonia (ed il missionario espulso)

Dopo l’espulsione del fratello Paul Mc Auleydal territorio nazionale decreatata dai dirigenti del governo peruviano, la Chiesa cattolica alza la sua voce.
E lo fa con un messaggio del presidente della Conferenza Episcopale Peruviana, mons. Miguel Cabrejos Vidarte OFM, in cui non si menziona il nome del missionario espulso, ma si ricordano i “numerosi missionari e missionarie (Sacerdoti, Religiosi e Laici), che lasciando le proprie nazioni e famiglie sono arrivati fin da noi per mettersi al servizio del Vangelo di Gesú nel nostro paese“.
Mons. Cabrejos, aggiunge poi, con parole commosse, che “sono molti i motivi per ringraziare l’apporto che hanno dato e continuano a dare nei diversi campi di azione evangelizzatrice della Chiesa, specialmente nel campo della difesa della vita e dell’ambiente“.
Ma soprattutto, come dice chiaramente lo stesso titolo del messaggio, la Chiesa peruviana riafferma l’importanza del suo ruolo nell’Amazzonia Peruviana: “La presenza della Chiesa nell’Amazzonia non è nuova“.
Infne, cita un chiaro passaggio del Documento di Aparecida (num. 471): “Per questo, come profeti della vita, vogliamo insistere que negli interventi sulle risorse naturali non predominino gli interessi di gruppi economici che distruggono irrazionalmente le fonti della vita, in pregiudizio di nazioni intere e della stessa umanità. Le generazioni che si succederanno, hanno diritto a ricevere un mondo abitabile, e non un pianeta con aria inquinata“.

Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria Mondiale 2010

’ stato pubblicato oggi il Messaggio del Papa Benedetto XVI per la 84a Giornata Missionaria Mondiale, che quest’anno si celebra domenica 24 ottobre sul tema: “La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione”. Ecco il testo integrale del Messaggio nella versione ufficiale pubblicata da Radiovaticana.

Helder Camara e Benedetto XVI in dialogo sulla pace

Il prossimo 21 gennaio 2010 la chiesa Regina Pacis di Cusano Milanino ospiterà la quarta edizione dei “Dialoghi di Pace”.

In questa chiesa che risale ai primi decenni del Novecento e che ha importanti parallelismi con le vicende belliche del secolo scorso, questa originale iniziativa di sensibilizzazione sulla pace sta diventando una piccola tradizione locale che cresce di anno in anno coinvolgendo le parrocchie circostanti, i decanati di riferimento e le intere comunità civili di Cusano Milanino, Cinisello Balsamo, Bresso e Cormano.

Si tratta di una lettura scenica dell’annuale messaggio pontificio di Capodanno, suddiviso fra attori-lettori le cui voci si intrecciano e si incalzano come in un vero e proprio dialogo.

Il titolo del messaggio di Benedetto XVI per la Giornata Mondiale della Pace 2010 “Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato” rimanda al legame fra il rispetto dell’ambiente naturale e la costruzione della pace fra i popoli e le persone.

Un legame ben presente a dom Helder Camara, il vescovo brasiliano definito il “Gandhi cattolico”. In chiusura delle celebrazioni per il centenario dalla sua nascita l’edizione 2010 dei Dialoghi di Pace proporrà anche la lettura di suoi brevi testi dedicati alla relazione dell’uomo con la natura e con la dimensione del soprannaturale cui rimanda: meditazioni che restituiscono la freschezza e la semplicità di questa grande personalità del Novecento.

Come sempre sarà presente la musica: nella funzione di amalgamare i testi ed offrire momenti di meditazione al pubblico… con l’energia della sezione fiati di un’orchestra blues!

Infine, seppure non di persona, sarà comunque nel cuore di tutti i presenti l’attore Ivo Bucciarelli, deceduto la scorsa estate e carismatico interprete nel 2009. Pur nel dispiacere di non poterlo ascoltare, consola pensare che, a conclusione di una importante carriera artistica, la sua ultima “esibizione” sia stata il prestare la propria voce al Papa per la nobile causa della Pace!

Una più ampia presentazione dell’iniziativa è su: http://www.chiesadimilano.it/or4/or?uid=ADMIesy.main.index&oid=2364215

Mons. Pichierri e la sua diocesi missionaria

S.E. Mons. Giovan Battista Pichierri è l’attuale Arcivescovo di Trani-Barletta-Bisceglie; in occasione dell’Ottobre Missionario 2009 ha lanciato varie iniziative missionarie per la sua diocesi, sulla base dei temi principali del messaggio del papa per la giornata missionaria 2009.
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Messaggio di Benedetto XVI per la giornata missionaria mondiale 2009

“Le nazioni cammineranno alla sua luce” (Ap 21, 24)
In questa domenica, dedicata alle missioni, mi rivolgo innanzitutto a voi, Fratelli nel ministero episcopale e sacerdotale, e poi anche a voi, fratelli e sorelle dell’intero Popolo di Dio, per esortare ciascuno a ravvivare in sé la consapevolezza del mandato missionario di Cristo di fare “discepoli tutti i popoli” (Mt 28,19), sulle
orme di san Paolo, l’Apostolo delle Genti.
Le nazioni cammineranno alla sua luce” (Ap 21,24). Scopo della missione della Chiesa infatti è di illuminare con la luce del Vangelo tutti i popoli nel loro cammino storico verso Dio, perché in Lui abbiano la loro piena realizzazione ed il loro compimento.
Dobbiamo sentire l’ansia e la passione di illuminare tutti i popoli, con la luce di Cristo, che risplende sul volto della Chiesa, perché tutti si raccolgano nell’unica famiglia umana, sotto la paternità amorevole di Dio.

È in questa prospettiva che i discepoli di Cristo sparsi in tutto il mondo operano, si affaticano, gemono sotto il peso delle sofferenze e donano la vita. Riaffermo con forza quanto più volte è stato detto dai miei venerati Predecessori: la Chiesa non agisce per estendere il suo potere o affermare il suo dominio, ma per portare a tutti Cristo, salvezza del mondo. Noi non chiediamo altro che di metterci al servizio dell’umanità, specialmente di quella più sofferente ed emarginata, perché crediamo che “l’impegno di annunziare il Vangelo agli uomini del nostro tempo… è senza alcun dubbio un servizio reso non solo alla comunità cristiana, ma anche a tutta l’umanità” (Evangelii nuntiandi, 1), che “conosce stupende conquiste, ma sembra avere smarrito il senso delle realtà ultime e della stessa esistenza” (Redemptoris missio, 2).
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I fideidonum di Huacho per l’assemblea del clero

I fideidonum di Huacho per l’assemblea del clero diocesano di Milano


Noi Sacerdoti Fidei Donum inviati a Huacho – Perú abbiamo condiviso alcune riflessioni in vista dell’assemblea diocesana del clero. Le offriamo con fiducia e come un segno di una comunione che sentiamo reale con la nostra chiesa di origine e con il presbiterio di cui continuiamo ad essere membri.

1. Istruiti dalla missione

Nella nostro incontro di gruppo ci siamo riconosciuti “istruiti dalla missione”sia sul versante personale che comunitario. Riporto una piccola antologia di osservazioni su questo tema:

– Qui devi comunicare, ascoltare e non fare, proporre e non imporre, valorizzare la presenza dei laici, delle religiose. In questo modo impari e ti purifichi.

Forse é questo lo stile “eucaristico” che dovremmo apprendere e insegnare e vivere nella Santa Messa che, con gli anni, ti accorgi che é la ricchezza, più grande che hai, l’occasione più feconda per entrare nella vita della gente, lo stile vero che devi dare.

– Nel nostro contesto l’Eucaristia non è assicurata per tutte le comunità: soprattutto i piccoli pueblos delle zone agricole sono visitati solo raramente dal sacerdote.

Sentiamo l’importanza di una linea pastorale che formi i laici e faciliti la realizzazione dell’incontro domenicale delle piccole comunità anche in assenza di celebrazione eucaristica.

– Da un anno sto ascoltando e osservando. Obbligato prima dalla precarietà del mio castigliano, poi da una realtà che andava articolandosi diventando sempre più complessa, il mio udito e la mia vista si abituavano piano piano ad ammettere: “questo non l’avevo ancora visto”… “questo l’avevo capito diversamente”… “qui mi ero proprio equivocato!”. Vedere e ascoltare non sono per me attitudini nuove ma la missione in un altro continente le hanno fatte diventare scelta strategica, opzione pastorale, obbedienza a una storia sacra.

– La mia fede, specialmente il primo anno, l’ho dovuta rivedere. Mettere alla prova. Confrontare. Il contatto con civiltà antiche, con popoli che per secoli hanno vissuto senza Cristo, alcune modalità di evangelizzazione che imponeva la fede, che non era sostenuta da una chiesa sempre esemplare, tutto questo ti pone tante domande: Ma é proprio la nostra piccola croce di Gesù a salvare?

Sì, é proprio la Croce di Gesù, la luce che mi ha illuminato nei turbamenti più profondi, di fronte al dolore, la ingiustizia, la cattiveria. Vedere certe donne, persone umiliate… solo guardando il crocefisso ti si apriva il cuore a dare una parola di speranza. Allora capisci che forse é la storia del dolore il vero denominatore comune di tutte le storie di popoli e persone. Tutti sono nel dolore e quindi Gesù, crocifisso, risorto, diventa il fratello universale. E nasce la speranza.

2. Un contributo sul metodo della Assemblea del clero.

Un contributo della Chiesa Latinoamericana è sicuramente il metodo del Vedere, Valutare, Agire (ver, juzgar, actuar), utilizzato anche nell’ultima conferenza dell’episcopato latinoamericano ad Aparecida. Il “vedere” si può facilmente sovrapporre all’ “ascoltare” della nostra chiesa di Milano. Speriamo proprio che faccia suo questo metodo nelle sue tre tappe, riconoscendone esplicitamente la paternitá Latinoamericana fin dal 1968 (Medellin)! La chiesa sudamericana da decenni ha praticato l’ascolto della realtà, per comprenderne i cambiamenti e i segni dello Spirito. Riconoscere esplicitamente questa ricchezza metodologica sarebbe un bel gesto di accoglienza dell’esperienza delle altre chiese, con le quali la Diocesi di Milano sta collaborando da anni.

3.I frutti sperati dall’assemblea del clero diocesano.

A) L’ascolto permanente e personale che precede ed accompagna le decisioni che toccano la vita del prete.

Non pensiamo che il tema dell’ascolto del clero si esaurisca nel tempo e nelle modalità di una grande assemblea. C’è un ascolto che passa nella relazione personale e non può essere mediato da grandi strumenti. Anche il sacerdote diocesano, preparato per ascoltare, ha bisogno di chi lo ascolti. A un livello profondo di accompagnamento spirituale, ma anche al livello ugualmente importante della programmazione pastorale. I grandi cambi di rinnovamento della vita diocesana in questi anni hanno toccato concretamente non solo la funzione del prete, ma anche la sua vita personale.

C’è chi ha sofferto ristrutturazioni pastorali che sono passate sopra la sua testa. C’è una grande sete di essere ascoltati e presi in considerazione dai superiori. Si cerca e si attende una possibilità di ascolto e colloquio personale. Questa è la base per una serenità anche nei momenti delicati dei cambi. É questione di rispetto e di attenzione alla persona ed è un metodo che scioglie in anticipo molti possibili elementi di crisi.

B) La crescita ed il rinnovamento di una disponibilità reale ad andare, partire ancora, senza timore.

La vita qui in Perù ci aiuta a semplificare un po’ tutto: esigenze, attese, fede, bisogni. Non ha tolto però quell’ansia apostolica che ci hanno dato i nostri padri…nei seminari; e questa voglia apostolica la consideriamo una delle realtà più belle ricevute da Milano e bel regalo da dare alla diocesi qui. L’idea che il tempo va sempre sfruttato per avvicinare tutti e colorare di fiducia cristiana la vita.

La missione ci ricorda che la pastorale non si rinchiude negli spazi del religioso, ma è impulso profondo e perenne a lasciarsi attrarre per Gesù là dove gli uomini amano, vivono, soffrono per condividere le loro attese e speranze profonde permettendo che la luce del vangelo le illumini.

Messaggio per la giornata della pace 2009

COMBATTERE LA POVERTÀ, COSTRUIRE LA PACE

1. Anche all’inizio di questo nuovo anno desidero far giungere a tutti il mio augurio di pace ed invitare, con questo mio Messaggio, a riflettere sul tema: Combattere la povertà, costruire la pace. Già il mio venerato predecessore Giovanni Paolo II, nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace del 1993, aveva sottolineato le ripercussioni negative che la situazione di povertà di intere popolazioni finisce per avere sulla pace. Di fatto, la povertà risulta sovente tra i fattori che favoriscono o aggravano i conflitti, anche armati. A loro volta, questi ultimi alimentano tragiche situazioni di povertà. « S’afferma… e diventa sempre più grave nel mondo – scriveva Giovanni Paolo II – un’altra seria minaccia per la pace: molte persone, anzi, intere popolazioni vivono oggi in condizioni di estrema povertà. La disparità tra ricchi e poveri s’è fatta più evidente, anche nelle nazioni economicamente più sviluppate. Si tratta di un problema che s’impone alla coscienza dell’umanità, giacché le condizioni in cui versa un gran numero di persone sono tali da offenderne la nativa dignità e da compromettere, conseguentemente, l’autentico ed armonico progresso della comunità mondiale » [1].
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La inculturación de la Palabra de Dios hoy

En la Biblia se encuentra la raíz de nuestra grandeza y mediante ella podemos presentarnos con un noble patrimonio a las demás civilizaciones y culturas, sin ningún complejo de inferioridad. Por lo tanto, todos deberían conocer y estudiar la Biblia, bajo este extraordinario perfil de belleza y fecundidad humana y cultural.

No obstante, la Palabra de Dios – para usar una significativa imagen paulina – «no está encadenada» (2Tm 2, 9) a una cultura; es más, aspira a atravesar las fronteras y, precisamente el Apóstol fue un artífice excepcional de inculturación del mensaje bíblico dentro de nuevas coordenadas culturales. Es lo que la Iglesia está llamada a hacer también hoy, mediante un proceso delicado pero necesario, que ha recibido un fuerte impulso del magisterio del Papa Benedicto XVI. Tiene que hacer que la Palabra de Dios penetre en la multiplicidad de las culturas y expresarla según sus lenguajes, sus concepciones, sus símbolos y sus tradiciones religiosas. Sin embargo, debe ser capaz de custodiar la sustancia de sus contenidos, vigilando y evitando el riesgo de degeneración.

La Iglesia tiene que hacer brillar los valores que la Palabra de Dios ofrece a otras culturas, de manera que puedan llegar a ser purificadas y fecundadas por ella. Como dijo Juan Pablo II al episcopado de Kenya durante su viaje a África en 1980, «la inculturación será realmente un reflejo de la encarnación del Verbo, cuando una cultura, transformada y regenerada por el Evangelio, produce en su propia tradición expresiones originales de vida, de celebración y de pensamiento cristiano».

Sínodo de los Obispos 2008, Mensaje al pueblo de Dios, n. 15