Inicia el año de San Pablo

* Fiesta Jubilar es convocada por el Santo Padre al conmemorarse los 2 mil años del nacimiento del Apóstol

Este sábado 28 de Junio de 2008, la Iglesia Católica Universal iniciará las celebraciones del “Año Jubilar de San Pablo”, conmemorando los dos mil años del nacimiento del “Apóstol de las gentes”.
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La sfida di essere cristiano

Pubblico con gioia questa bella testimonianza di don Alberto Dell’Acqua, mio amico e compagno di messa, non perdetevela.

A pochi giorni dalla mia ri-partenza per il Camerun (2 luglio p.v.), mi sono concesso uno stacco e dei giorni di preghiera al C.U.M. (Centro Unitario Missionario) di Verona, il luogo che 3 anni fa mi aveva ospitato per il mese di preparazione culturale e spirituale all’Africa.

Questa pausa mi ha offerto la possibilità di ripercorrere i due anni trascorsi nella nuova Parrocchia di Djamboutou – Garoua e anche i due mesi di questa mia prima vacanza italiana.

Mi sembra di poter rileggere l’esperienza che sto vivendo, attraverso l’immagine della “SFIDA”. Intendiamoci subito bene, però: non la “sfida” di quello che nell’immaginario collettivo (e falsato) è la figura del “missionario-eroe” che passa tutto il giorno a lottare contro chissà chi e chissà cosa o a compiere chissà quali imprese leggendarie, che solo lui può realizzare e solo in queste terre lontane e misteriose si possono compiere. Niente di tutto questo! E’ invece quella che intendo come la continuazione della “sfida” di ESSERE CRISTIANO e per me di esserlo da PRETE, una sfida che vale sempre e ovunque: l’ho vissuta nei 7 anni di Gallarate e nei 7 anni monzesi e ora, con sottolineature differenti, ma con un denominatore comune, la sto vivendo là; e questa è anche la sfida che ciascun cristiano, di qualsiasi tempo e di qualsiasi parte del mondo, è chiamato a vivere.
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Giustizia e Pace e CIMI: lettera sui migranti

Lettera della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza Istituti Missionari (CIMI) alle comunità missionarie in Italia nel contesto del corrente clima sociale politico culturale in relazione ai migranti

Siamo missionari/e, cioè migranti.

Abbiamo passato buona parte delle nostra vita altrove, da ‘stranieri’. Come tali ci siamo sentiti accolti, amati, e abbiamo convissuto esperienze esaltanti di incontro, scambio ed arricchimento. Nei giorni di guerra e conflitti alcuni/e di noi sono stati protetti e salvati da coloro che ci “ospitavano” .

Conosciamo per esperienza la ‘debolezza’ di trovarsi in un Paese ‘straniero’. Quegli anni e quei volti e quelle speranze ci hanno resi più attenti e vulnerabili; ci hanno aperto gli occhi sulla realtà del nostro mondo; ci hanno trasformati!

Come missionari/e siamo profondamente feriti da quanto sta accadendo nella nostra terra, rispetto ai migranti.

Ci preoccupa il ‘virus’ che gradualmente sta infettando non solo parte della nostra società, ma, purtroppo, anche porzioni delle nostre stesse comunità missionarie! Un ‘virus’ che spinge a considerare immigrati, Rom, i “senza documenti”, come gente che ruba, violenta, diventa ‘il nemico’ che minaccia la nostra sicurezza.

Come missionari/e siamo profondamente indignati perché persuasi che ogni attentato perpetrato alla dignità della persona si afferma come radicale negazione di un comune progetto di umanità che insieme abbiamo la responsabilità di costruire.

La ‘criminalizzazione’ dei migranti e il conseguente tentativo di farne il ‘capro espiatorio’ per una crisi sociale che ha ben altre radici, ci amareggia e ci spinge a dissentire dallo ‘spirito’ che sembra prevalere nella società.

Ci sembra di riconoscere lo stesso ‘virus’ che ha coinvolto, attraverso il crescente ricorso alla violenza e alla logica della competizione e della manipolazione mediatico-politica, il nostro tessuto sociale, minandone le difese ‘civili’.

Come cittadini, ci preoccupa il rinnegamento dei valori portanti di una Costituzione con la quale ci identifichiamo e che, seppur faticosamente, ha offerto negli anni spunti e prospettive di solidarietà e civile convivenza.

Come discepoli di Cristo, rimaniamo sconcertati nel constatare come episodi di intolleranza, giustizia sommaria, discriminazione ed esclusione abbiano potuto trovare terreno fertile anche in varie comunità cristiane. Questi fatti gettano una luce particolarmente inquietante sul tipo di Vangelo e di ‘evangelizzazione’ che in tutti questi anni la Chiesa, cui apparteniamo e di cui siamo espressione, ha proclamato e testimoniato. Siamo infatti persuasi che il ‘virus’ di cui sopra deve essere combattuto anche attraverso la nostra predicazione, l’accoglienza evangelica e la testimonianza quotidiana di ospitalità.

Vogliamo esprimere solidarietà e vicinanza ai nostri fratelli e sorelle migranti assicurando loro che non saranno mai soli in questo viaggio di speranza comune.

Invitiamo le nostre comunità missionarie e quanti/e hanno a cuore la dignità della persona e i valori del Vangelo a contrastare in ogni modo la logica violenta dell’esclusione e della criminalizzazione dei migranti. Mettiamoci insieme per continuare a creare spazi di ospitalità e di dialogo, che soli assicureranno il germoglio di un futuro più umano per tutti.
Il futuro della nostra società è legato ai nostri cuori aperti e ospitali.

Mai senza l’altro!

Commissione Giustizia e Pace
Conferenza Istituti Missionari in Italia

Limone sul Garda,

27 Maggio 2008

Cumple un año la prefectura apostólica de Donkorkrom

Ghana (Agencia Fides)- “Queremos trabajar en la evangelización y en el desarrollo humano en una zona difícil de nuestro país” declaró a la Agencia Fides el Reverendo Gabriel Edoe Kumordji, SVD, Prefecto Apostólico de Donkorkrom, en la región oriental de Ghana. La prefectura apostólica de Donkorkrom fue erigida el 12 de junio de 2007, exactamente un año atrás, por el Papa Benedicto XVI desmembrando el territorio de la diócesis de Koforidua. “En la zona hay un fuerte movimiento migratorio del campo a la ciudad ya que las condiciones ambientales no son las mejores. A causa de la presencia de pantanos la zona está infectada por el zancudo anofeles portador de la malaria. Entre las víctimas hay muchos niños” nos explica P. Kumordji.
La Prefectura cuenta con 6 misioneros Verbitas, uno de los cuales de origen local, y tres sacerdotes Fidei Donum provenientes de algunas diócesis de Ghana. Están presentes también 7 Hermanas Misioneras Siervas del Espíritu Santo (SSpS). La Prefectura Apostólica de Donkorkrom tiene una extensión de 4,260 km2 y una población de 136,000 habitantes de los cuales 12,000 católicos, correspondientes al 8,8% del total.
P. Gabriel Edoe Kumordji nació en Accra el 24 de marzo de 1956. Fue ordenado sacerdote el 14 de julio de 1985. Es Superior Provincial de los Verbitas en Ghana y Presidente de la Conferencia local de Superiores Mayores Religiosos.

L’ultimo libro del card. Martini

L´ex arcivescovo di Milano e il suo ultimo libro. Dove confessa le difficoltà con Dio e il sogno di una Chiesa lontana dai potenti
MARCO POLITI – fonte: La repubblica
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Da vescovo ha spesso chiesto a Dio: «Perché non ci dai idee migliori?
Perché non ci rendi più forti nell´amore e più coraggiosi nell´affrontare i problemi attuali? Perché abbiamo così pochi preti?». Oggi, entrato in uno stato d´animo crepuscolare, confida di domandare a Dio di non essere lasciato solo. Nell´ultima stagione della sua vita Carlo Maria Martini si confessa ad un confratello austriaco e ne nascono i “Colloqui notturni a
Gerusalemme
, appena editi da Herder in Germania, che rappresentano il suo
testamento spirituale. Confessa di essere stato anche in conflitto con Dio, elogia Martin Lutero, esorta la Chiesa al coraggio di riformarsi, a non allontanarsi dal Concilio e a non temere di confrontarsi con i giovani. Un vescovo, rammenta, deve saper anche osare, come quando lui andò in carcere a parlare con militanti delle Brigate Rosse «e li ascoltai e pregai per loro e battezzai pure una coppia di gemelli di genitori terroristi, nata durante un processo».
Con padre Georg Sporschill, gesuita anche lui, l´ex arcivescovo di Milano è di una sincerità totale. Sì, ammette, «ho avuto delle difficoltà con Dio». Non riusciva a capire perché avesse fatto patire suo Figlio in croce. «Persino da vescovo qualche volta non potevo guardare un crocifisso perché l´interrogativo mi tormentava». E neanche la morte riusciva ad accettare.
Dio non avrebbe potuto risparmiarla agli uomini dopo quella di Cristo?
Poi ha capito. «Senza la morte non potremmo darci totalmente a Dio. Ci terremmo aperte delle uscite di sicurezza». E invece no. Bisogna affidare la propria speranza a Dio e credergli. «Io spero di poter pronunciare nella morte questo SI´ a Dio». Continua a leggere

Lasciateci in pace!!!

LASCIATECI IN PACE, STIAMO MEGLIO DI VOI! by padremassimo
INDIOS SCONOSCIUTI DELL´ACRE HANNO RISPOSTO A FRECCIATE ALL´AEROPLANO CHE TENTAVA DISTURBARLI.

É un popolo sconosciuto, di cui non sappiamo assolutamente niente e sará meglio continuare cosí: non volendone sapere di piú.

Um piccolo aéreo si é avvicinato di um villaggio di capanne nel cuore della foresta acreana al confine col Perú e sono spuntati indios tinti di rosso, con una frutta chiamata Urucum.
Erano una decina di uomini che invece di fuggire, magari spaventati da questo mostriciattolo di aereo, si sono armati di arco e frecce tentando colpire gli invasori del loro secolare territorio.

La reazione difensiva di questo gruppo indigena rivela uno stato invidiabile di salute sociale, perché fino al giorno che riceveranno a frecciate gli invasori bianchi, vorrá dire che stanno molto bene e grazie mille.

La Survival International, ente che fa campagna per i diritti degli indios, há giá divulgato l`esistenza di piú di quaranta gruppi indigeni isolati nell Amazzonia.

FUORI I CURIOSI! A nessuno venga in mente di organizzare viaggi turistici in Acre per vedere o contattare questa popolazione. Questi indios hanno il diritto di essere lasciati come stanno, dato che hanno scelto di rimanere isolati, ma sapere che esistono intatti culture e popoli non contaminati, per noi é motivo di profonda commozione.

L´UNICA MINACCIA É IL DENARO! Dato che la nostra civilizzazione é dominata dal lucro, tra pochi anni la sete di guadagno sará la grande tentazione degli invasori di terra, di mercanti di legname pregiato e di animali esotici e chissá di ricercatori di pozzi di petrolio o di miniere di oro, dato che tradizionalmente dove abitano gli indios ci sono sempre stati tesori nascosti.

L´avvicinarci a questi indios violerebbe i loro fondamentali diritti, non solo perché loro stessi hanno scelto di rimanere isolati, ma anche perché potrebbe essere fatale, come é successo in altri casi che piú della metá della popolazione é rimasta decimata dopo il contatto con i bianchi. E una volta scomparsi, una cultura intera sparirá con loro.

Ma loro vogliono vivere! “QUEREMOS VIVER`!”