Natale 2020 a Cuba tra privazioni e nuovi fermenti

Carissimi amici, con gli auguri di Natale vi mando anche una breve condivisione sul nostro cammino qui a Cuba. É passato un po di tempo dalle ultime notizie che vi ho inviato, e le cose non sono cambiate in meglio.
La situazione economica del paese é sempre peggiore, continuano a scarseggiare i generi di prima necessità come alimenti, medicine, prodotti per l’igiene personale, … quasi tutto. Non siamo alla fame, ma ogni giorno é come una caccia al tesoro, e quando arriva qualcosa le file fuori dai negozi sono infinite. Così era a giugno, così lo é ancora. Riguardo alla pandemia, i contagi sono pochi e controllati, dovuti maggiormente a chi rientra dall’estero e all’indisciplina (feste, viaggi…). La novità di queste ultime settimane é che nel paese c’é un fermento inedito, che non risponde solo ai disagi della vita quotidian che vi dicevo, ma a una aspirazione che va dalla maggior possibilità di esprimersi liberamente alla volontà di partecipazione reale alle decisioni per le prospettive future della vita del paese. Direi che é come se si volesse “respirare a pieni polmoni” e non sentirsi sempre con “l’acqua alla gola”, é manifestare il desiderio di un cambio profondo e strutturale che non può più aspettare e non deve essere ancora una volta rinviato dando la colpa sempre ad altri.

“Cosa nuova” a Cuba: ci sono state proteste, manifestazioni pubbliche, con grandi ripercussioni soprattutto nella rete e risposte dure e immediate del governo. E poi questo fine anno é pieno di ansia e angoscia per le nuove misure economiche
prese dal governo (unificazione monetaria, cambio di salari e prezzi…), che entreranno in vigore dal 1º gennaio. Cosa succederà? Come sarà il nuovo anno? La gente della nostra comunità prepara l’albero di Natale, guarda a Gesú appena nato, nel presepio, e si accende il desiderio di nascere anche noi, perché forse non siamo ancora nati, siamo ancora in gestazione o nel travaglio necessario prima di venire alla luce, ma in
Gesú é certo il futuro di vita nuova e vera che ci attende. Un forte abbraccio!

40 anni da prete, 30 in missione

LETTERA CIRCOLARE DI DON EZIO BORSANI, FIDEI DONUM

Cuba, Contramaestre 9-6-2020

Carissimi amici,
con il mio affettuoso saluto vorrei affidarmi alla vostra preghiera, ricordando una data: 14 giugno 1980. É la data della mia ordinazione, sono passati 40 anni. Nella Bibbia 40 é un numero significativo, é il tempo di una generazione, é il tempo di tutta una storia, di un cammino da compiere.
Ho compiuto questo cammino soprattutto (per 30 anni) in missione, a servizio di chiese di altri paesi, sono stato portato in altri luoghi, in altre culture, in altre società diverse dalle mie di origine. É una storia dai molti colori e sapori, con molti volti e immagini che mi si rincorrono dentro, e mi perdo un poco a voler comunicare qualcosa con delle parole. Anni fa un amico mi aveva dipinto dei quadretti per la casa parrocchiale di Sayán, in Perú, chiedendomi delle frasi del Vangelo che mi piacevano.
Ecco, vorrei solo dipingere un semplice quadretto con alcune parole di Gesú, e mostrarlo per la condivisione con voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16). Tutto é stato un dono, tutto é stato ricevuto. Noi siamo quello che abbiamo ricevuto, da Dio e dagli altri. Noi siamo quello che doniamo, a Dio e agli altri. La vita é donazione, é ricevere e offrire. Quando si arriva a una tappa importante, di compimento di un cammino (o anche quando sta iniziando), la coscienza che tutto é dono é importante. Tutto é dono, la vita, la fede, la comunità, la vocazione, la missione, le persone che si incontrano. Con questa coscienza del dono, uno si colloca al posto giusto, superando la tentazione sia della superbia e dell’orgoglio che del pessimismo e dell’abbattimento. Riconosco le fatiche e le omissioni, gli errori e i peccati, le indecisioni e le paure,… di molto devo chiedere perdono. La missione mi ha collocato tra i piccoli, i semplici, i poveri, e da loro ho ricevuto cento volte di più di quello che ho potuto dare. Di molto devo ringraziare, il dono del Signore é stato grande e perdura. Quello che rimane alla fine é quello che il Signore ha dato.

Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (Mc 8,34). In tutti questi 40 anni ho portato sempre visibilmente al collo una piccola croce di legno. Non c’é amore senza sacrificio. Nel cammino bisogna anche saper soffrire, per Gesú, per la chiesa, per i fratelli. E la lotta é una dimensione fondamentale del cammino al seguito di Gesú, lotta come coraggio di spendersi, di rischiare, di stare in prima fila e non sempre nascosto dietro.
Questo mio cammino é stato anche di lotta, di sacrifici, in certi momenti é stata dura. Per questo é stato un cammino bellissimo. Nella lotta é stata la croce di Gesú a portarmi. “Dov’é il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Mt 6,21). Dove mettersi, dove stare? Mettersi in alto o in basso non é la stessa cosa. Stare con i grandi o con i piccoli non é la stessa cosa. A secondo di dove uno sta, vede le cose in un certo modo, capisce in modo differente tutto, anche il Vangelo. Bisogna schierarsi. Il cammino missionario di tutti questi anni mi ha portato a vivere con i piccoli, i semplici, i poveri, nella savana camerunense, nelle Ande peruviane, nell’infinita campagna brasiliana, e ora nell’isola più grande delle Antille. Poco a poco sono arrivato a stare da una parte, a essere di parte, é stato inevitabile per me, e ringrazio Dio per questo. Dalla parte dei piccoli e dei poveri il mondo appare in un altra luce, ed il Vangelo getta un’altra luce sulla vita. “Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi” (2Cor 4,7). Dopo 40 anni, mi dicono che ho accumulato tanta esperienza. Io al contrario sento la necessità non di accumulare, ma di lasciare, di togliere, di diminuire. Che resti poca cosa, che tutto sia piccolo, essenziale. C’é tanto da lasciar andare, da perdere. Una preghiera che sto recitando in questi giorni dopo i Vesperi mi affascina sempre, é questa. “Agranda la puerta, Padre, porque no puedo pasar. La hiciste para los niños, yo he crecido, a mi pesar. Si no me agrandas la puerta, achícame, por piedad; vuélveme a la edad aquella en que vivir es soñar” (Miguel de Unamuno). Se il vaso é semplice, piccolo, senza adorni, solo creta cotta al sole, appare di più ciò che contiene, il tesoro. Alla fine, dopo tanto camminare, che resti un vaso fragile e piccolo di creta sarebbe una cosa grande, il compimento della missione di non predicare se stessi ma Gesú, di non mostrare se stessi ma il Signore.
Tutto lo riassumo quindi in tre parole: il dono, il sacrificio, la piccolezza.
E come cornice a questo quadretto, ecco la citazione che avevo scelto 40 anni fa per la immaginetta ricordo dell’ordinazione, come motto del cammino: “Noi infatti non predichiamo noi stessi, ma Gesú Cristo Signore; quanto a noi, siamo i vostri servitori per amore di Gesú” (2Cor 4,5).

Nominato vescovo don Giorgio Barbetta Dalla Valtellina al Perù in aiuto ai poveri

Dalla Valtellina al Perù per servire i poveri, secondo lo stile dell’Operazione Mato Grosso e…per diventare vescovo. È la storia di don Giorgio Barbetta, nato il 1° settembre 1971 e cresciuto a Berbenno. Attratto dal carisma del suo compaesano don Ugo De Censi, da ragazzo ha vissuto diverse esperienze con il movimento missionario, impegnato a favore dei poveri in diverse zone dell’America Latina e ha scelto di diventare prete.

È arrivata giovedì dalla Santa Sede la comunicazione al sacerdote di Berbenno. Nato nel 1971, attratto dal compaesano don Ugo De Censi, sarà impegnato nella diocesi di Huari.

https://www.laprovinciadisondrio.it/stories/Cronaca/nominato-vescovo-don-giorgio-barbetta-dalla-valtellina-al-peru-in-aiuto-ai-pover_1331932_11/

Papa Francesco nomina don Giorgio Barbetta vescovo ausiliare in Perù – Tuttoggi

Bella notizia per la diocesi Huari, regione Ancash, dove c’è una forte presenza dell’Operazione Mato Grosso.
Don Giorgio collaborerà con il vescovo attuale monsignor Ivo Baldi, anch’esso di origine umbra.

https://tuttoggi.info/papa-francesco-nomina-don-giorgio-barbetta-vescovo-ausiliare-in-peru/546484/